Appuntamento con la storia, lo scorso 14 aprile, per il Comitato Dante Alighieri di Siracusa, quando il Professore Dario Oliveri ha presentato all’ Urban Center aretuseo il suo “L’orchestra di Auschwitz, Inchiesta su Alma Rosè”.
Dario Oliveri, palermitano, docente di Storia della Musica Moderna e Contemporanea all’Università di Palermo, curatore attualmente della pubblicazione musicale del Festival delle Letterature Migranti, è un autore non nuovo al romanzo inchiesta e di altri libri dedicati alla musica all’epoca dei totalitarismi, e in questa occasione ci ha parlato di Alma Rosè, violinista austriaca, nipote di Gustav Mahler, morta poi ad Auschwitz nel 44, che dopo essere assurta agli allori musicali dell’opera di Vienna, finisce nel campo di sterminio, dove assemblerà un’orchestra di donne. E la musica la salva, per qualche tempo ancora, e le permette di strappare altre donne musiciste alla camera a gas, con un gruppo di prigioniere di bravura eterogenea che, ironia della sorte, si esibisce per i propri carnefici.
Una carriera iniziata nel 1926, periodo, nel quale la musicista, pur talentuosa, è ancora esitante e non riesce ad esprimere appieno le sue qualità, ma che poi tre anni dopo incide il suo primo e unico disco, il “Doppio Concerto” di Bach, accanto al padre anch’egli musicista, e acquista sicurezza di sé, facendo spiccare il volo alla sua carriera, con una vita improntata su concerti, grandi alberghi, macchine scoperte, voli in aereo, per poi precipitare nel baratro nel momento in cui il mondo cambia improvvisamente. L’Austria viene annessa al Terzo Reich e la vita di Alma Rosè prende subito un’altra piega, la sua identità di ebrea le impedisce non solo di suonare nei grandi teatri, ma persino di vivere la sua vita di sempre, con il padre che dopo 50 anni di attività musicale viene messo a “riposo” dall’Opera di Vienna, con la figlia alla disperata ricerca di un visto per poter emigrare negli Stati Uniti, come era riuscito a fare il fratello, con l’occasione inaspettata di ricevere un visto in cui la famiglia riesce ad emigrare a Londra e a ricostituire il Quartetto Rosè.
Poi, inspiegabilmente, Alma Rosè torna sul continente, in Olanda, non si sa bene se per proseguire la sua carriera, o per raggiungere uno dei suoi tanti infelici amori, commettendo un errore di valutazione che le costerà la vita, poiché anche l’Olanda viene fagocitata dal regime nazista. Dopo un periodo di semi clandestinità, in cui suona privatamente, il suo destino segnato si compirà e terminerà al campo di sterminio di Auschwitz, facendo della musica la Panacea nei confronti del dolore e della sofferenza e della morte.
Dolcissime le note suonate al violino da Beatrice Di Mare, studentessa del Liceo Gargallo Indirizzo Musicale, che hanno accompagnato le parole di Oliveri in un ideale connubio con la musica del violino di Alma Rosè.