Il 12 marzo scorso, il Salone “Paolo VI”, è stato il palcoscenico di un evento letterario davvero coinvolgente per il pubblico in sala, la presentazione del romanzo “Avevo un fuoco dentro” di Tea Ranno, edito da Mondadori. Organizzato congiuntamente dalla FIDAPA di Siracusa, rappresentata dalla Presidente Gianino, e dal Comitato Dante Alighieri di Siracusa, guidato dalla presidente Maria Teresa Mangano, l’evento ha attirato numerosi partecipanti, grazie anche all’ospitalità offerta da Padre Luigi.
Dopo i saluti istituzionali, Noemi Aliotta ha preso la parola per introdurre il romanzo, attraverso una serie di domande all’autrice stessa. Tea Ranno ha condiviso con il pubblico la sua personale esperienza, che ha costituito il nucleo ispiratore di questa toccante storia. Il romanzo è la narrazione di un dolore che ‘non si può dire’, perché legato a quel sangue delle donne che le rende impure già nelle culture più antiche. Fin dalle prime pagine Tea Ranno racconta i sintomi di cui soffre fin dal primo ciclo mestruale, incompresa da tutti e soprattutto non creduta. Si tratta dell’endometriosi, una patologia spesso trascurata e poco discussa, che mette a dura prova non solo il corpo, ma anche la mente e l’anima delle donne che ne sono affette.
Attraverso il suo romanzo, Tea Ranno, a lungo combattuta se scriverlo o meno, ha voluto dare voce a tutte le donne che lottano contro questa malattia silenziosa, evidenziando anche la sfida aggiuntiva di non essere credute e comprese durante i momenti di maggiore sofferenza. La narrazione procede per immersione: dal fastidio di sentirsi appiccicato addosso il sangue grumoso, alla rabbia per i medici frettolosi e supponenti, per gli editori tracotanti, all’affetto solidale per Emanuele, compagno/alleato, marito dell’autrice, ed unico fra i personaggi ad avere conservato il suo nome reale.
E altrettanto immersiva è la profondità delle emozioni che suscita la lettura di queste pagine dalla scrittura perfetta che si piega alle mutevoli situazioni della vita dell’autrice. La Ranno possiede il dono della lingua che diventa scrittura fin da giovanissima coltivando quel fuoco, benefico, che le ha permesso adesso, come fa dire al medico magnifico che la cura dal 2009 di ”arrivare nel profondo, di portare alla luce fatti che abbiamo dimenticato, ferite ancora aperte “.
L’evento è stato un importante momento di sensibilizzazione e di condivisione, che ha contribuito a rompere il tabù legato all’endometriosi e a promuovere una maggiore consapevolezza e solidarietà verso chi ne è affetto. Nonostante la crudezza del racconto, in questa storia si fa strada l’ “amurusanza” e la forza con cui le donne possono e sanno reagire alla sofferenza.