Parlare di emozioni nel nostro periodo storico caratterizzato da tanta cronaca che depone a sfavore della gestione delle stesse ci è sembrata una sfida che non potevamo non accettare.
Sempre più spesso sentiamo usare impropriamente il verbo ‘ emozionarsi’ come sinonimo di colpire, impressionare e nella migliore delle ipotesi ‘commuovere’. Per chi segue i numerosi talent che imperversano in tv la frase più pronunciata è “non mi hai emozionato/ mi hai emozionato” con buona pace della grammatica italiana.
Cosa suscita o non suscita le emozioni non viene esplicitato, come se non si conoscessero più le parole per definirle e non avessero più un nome.
Per questo il Comitato Dante Alighieri di Siracusa ha ritenuto che fosse un’occasione importante ospitare il4 dicembre scorso, presso la sala Baranzini del Centro congressi del Santuario Madonna delle Lacrime, Donatella Puliga e Arianna Rotondo responsabili della Collana “Leggere le emozioni”, ed. Il pozzo di Giacobbe.
I saggi originali che compongono la collana si ispirano ad un’idea di “emozione” quale categoria analitica dell’indagine storica, filosofica, teologica e antropologica, applicata come chiave di lettura per comprendere relazioni, conflitti, pratiche. Ogni volume ‘legge’ un’emozione attraverso competenze, fonti e prospettive diverse, ricostruendo differenti narrazioni intorno ad essa.
La professoressa Puliga ha introdotto il primo di questi saggi, Tristezza , una visione cristiana di don Maurizio Aliotta, sollecitando l’attenzione dei numerosi intervenuti sugli aspetti antropologici del termine ‘emozione’ e dell’attuale riduzione che se ne fa, ricorrendo per esempio alla sempre più frequente richiesta di confinare l’educazione alle emozioni ad un’ora settimanale del curriculum scolastico anziché aiutare -soprattutto gli adolescenti- alla loro scoperta, comprensione e sana espressione.
La professoressa Arianna Rotondo ha sottolineato il particolare punto di vista di “lettura” della tristezza nell’esperienza umana.
Si tratta infatti di “una visione cristiana” della tristezza, compresa nella sua ambivalenza positiva e negativa. Poiché la tristezza è una emozione umana, essa riguarda persone concrete, da qui la scelta di due esponenti della lunga tradizione teologico-spirituale cristiana: Giovanni Cassiano, monaco vissuto tra il IV e il V secolo, e Tommaso d’Aquino, teologo del XIII secolo. Accanto alle ovvie differenze, determinate dai diversi contesti culturali e sociali, vi sono delle costanti, dovute al fatto che la tristezza è un’emozione umana, che accompagna quindi l’esistenza di donne e uomini di epoche e culture diverse.
Nel caso dei cristiani, poi, vi è il dato comune del riferimento alla rivelazione biblica, che fa da sottofondo. In particolare, la Rotondo ha evidenziato l’aspetto relazionale della tristezza e, in questa prospettiva, il suo rapporto con la misericordia.
In questo senso la tristezza non si riduce ad un “tarlo” interiore, ma si apre alla compassione verso la tristezza altrui.
Interessante il dibattito suscitato in sala dal pubblico.